mercoledì 21 ottobre 2009

Handicap e letteratura

Articolo sull'argomento dell'handicap trattato nella letteratura giapponese pubblicato dal sito Nipponico.com.

Handicap e letteratura
Il caso giapponese e l'assenza di vittimismo
di Cristiano Martorella

12 novembre 2004. Ci siamo già occupati dell'argomento handicap e letteratura, ma come tema secondario e non specifico (1). Qui vogliamo trattare la questione come argomento principale in relazione alle proposte pedagogiche giapponesi, anche in base alle richieste che ci sono giunte. Il libro giapponese più noto che ha esposto il tema dell'handicap direttamente è l'autobiografia di Ototake Hirotada intitolata Nessuno è perfetto (2). L'autore, colpito da un grave handicap che l'ha privato degli arti, narra il suo inserimento nell'ambiente scolastico, il rapporto con i genitori e gli amici, la riuscita della sua carriera universitaria con l'iscrizione alla prestigiosa Waseda Daigaku. Ototake Hirotada mostra come si possa avere una vita soddisfacente se si superano le barriere imposte dalla mente. Pensare l'handicap come una limitazione della vita è innanzitutto un limite della mente. Ototake non ha mai nascosto le sue menomazioni, ma non si è mai sentito inferiore. Ciò è avvenuto grazie all'amore dei genitori e degli amici. Perché sentirsi limitati quando invece si ha tutto quello che si desidera dalla vita? Così egli ha raggiunto il massimo a cui si poteva aspirare con una laurea in legge, una carriera come difensore legale dei diritti dei disabili, e il successo della sua autobiografia (più di 4 milioni e mezzo di copie vendute solo in Giappone).
Fra gli autori più importanti che hanno trattato il tema dell'handicap merita una menzione particolare il romanziere Oe Kenzaburo. Sono tante le sue opere che in un modo o nell'altro affrontano l'argomento. Il motivo è molto semplice. Oe Kenzaburo ebbe un figlio affetto da un grave handicap. A causa di un disturbo mentale era incapace di parlare. Incredibilmente attraverso l'ascolto di cassette audio con la registrazione del verso degli uccelli, egli divenne capace di articolare la parola. Ciò segnò profondamente lo scrittore che senza falsi pudori affronta l'argomento dell'handicap mostrando la sofferenza profonda degli esseri umani che non hanno la possibilità di esprimersi e le loro grida che restano silenziose. L'opera di Oe Kenzaburo raggiunge così il vertice della letteratura distinguendosi come espressione di ciò che è ineffabile, indicibile. La sensibilità dello scrittore rende giustizia all'animo giapponese troppo spesso accusato di indifferenza e crudeltà. L'indifferenza non ha cittadinanza, alberga in tutti i cuori egoisti di ogni colore. Ritorniamo però sulla strada principale. L'argomento che più ci interessa e riguarda da vicino è il tema dell'handicap nella letteratura giapponese per l'infanzia. Sicuramente già nell'opera di Miyazawa Kenji, l'autore più importante nella storia della letteratura giapponese per bambini, ci sono parecchi spunti. Il violoncellista Goshu (Sero no hiki Goshu) narra la vicenda di un musicista imbranato, un incapace cronico (3). Il protagonista sembra afflitto da un handicap, un tipo di ritardo mentale, anche se non è esplicito nel racconto. Così come in altre opere giapponesi (si pensi nel campo dell'animazione al regista Miyazaki Hayao), l'handicap viene superato attraverso una full immersion nella natura. L'idea, profondamente buddhista, è che il ricongiungimento con l'intero cosmo porti alla liberazione delle potenzialità umane.
Più recentemente, e in modo molto forte e violento, si è occupato dell'handicap fisico e mentale un autore per bambini particolarmente originale, Hasegawa Shuei. Lo scrittore e illustratore fu colpito da handicap causato dall'avvelenamento del latte di Morinaga nel 1955. Nel libro Hasegawakun kirai (Non mi piace Hasegawa, 1976) appare in maniera autobiografica l'inserimento del protagonista in una scolaresca. I diversi punti di vista non vogliono nascondere ciò che è sgradevole, ma mostrare perché conoscendo si può capire e abbattere le barriere.
La conclusione che possiamo trarre da questa analisi delle opere letterarie giapponesi sull'handicap è un diverso rapporto con la questione(4). Non c'è presenza di vittimismo, a differenza di molte opere occidentali. La morale cristiana ha la tendenza a esaltare il peccato, e spesso nell'antichità l'handicap era visto come punizione di Dio. Così come esiste una provvidenza in positivo, esisterebbe una provvidenza in negativo. Questa mentalità occidentale non è sparita del tutto. L'idea del male è talmente radicata che qualunque cosa è vista come punizione o premio. La filosofia orientale insegna invece che il bene e il male sono soltanto prospettive. Ciò emerge nella letteratura giapponese con estrema chiarezza e le debite conseguenze.

Note

1. Cfr. Martorella, Cristiano, Il pennello, l'inchiostro e il sangue. Illustratori giapponesi controcorrente, in "LG Argomenti", anno XXXIX, n. 2, aprile-giugno 2003, pp. 59-64.
2. Cfr. Ototake, Hirotada, Nessuno è perfetto, TEA, Milano, 2001.
3. Il nome del personaggio sembra derivare dall'adattamento della parola francese gauche (goffo). Si consulti la prefazione di Muramatsu Mariko in Miyazawa, Kenji, Il violoncellista Goshu, La Vita Felice, Milano, 1996.
4. La differenza culturale ha segnato profondamente lo sviluppo della letteratura giapponese per l'infanzia. Cfr. Martorella, Cristiano, Introduzione alla letteratura giapponese per l'infanzia, in "LG Argomenti", anno XXXVII, n. 3, luglio-settembre 2001. In Italia la differenza culturale è stata però percepita non come arricchimento, ma come negatività, soprattutto dagli educatori. Inoltre non ci stancheremo mai di dire quanto sia falsa, mistificatoria e menzognera la rappresentazione dell'infanzia giapponese sulla stampa occidentale. Alimentare scandali e discriminazioni è utile per vendere libri e giornali, grazie alla cassa di risonanza delle polemiche. Purtroppo coinvolgere i bambini in questo sporco gioco degli adulti è diventato la norma. La rappresentazione caricaturale dell'infanzia giapponese, creduta come autentica, può avvenire soltanto grazie alla distanza materiale che impedisce una conoscenza diretta.

Bibliografia

Hasegawa, Shuhei, Hyuu, Doshinsha, Tokyo, 1996.
Hasegawa, Shuhei, Hasegawakun kirai, Subaru shobo, Tokyo, 1976.
Martorella, Cristiano, Introduzione alla letteratura giapponese per l'infanzia, in "LG Argomenti", anno XXXVII, n. 3, luglio-settembre 2001.
Martorella, Cristiano, La poesia giapponese per bambini, in "LG Argomenti", anno XXXVIII, n. 1, gennaio-marzo 2002.
Martorella, Cristiano, Shiika. Nuove prospettive sulla poesia giapponese per l'infanzia, in "LG Argomenti", anno XXXIX, n. 3, luglio-settembre 2003.
Martorella, Cristiano, Letteratura e pedagogia buddhista, in "LG Argomenti", anno XXXIX, n. 4, ottobre-dicembre 2003.
Martorella, Cristiano, Il pennello, l'inchiostro e il sangue. Illustratori giapponesi controcorrente, in "LG Argomenti", anno XXXIX, n. 2, aprile-giugno 2003.
Martorella, Cristiano, Dokusho. La lettura fra scienza e tecnologia, in "LG Argomenti", anno XL, n. 1, gennaio-marzo 2004.
Miyazawa, Kenji, Il violoncellista Goshu, La Vita Felice, Milano, 1996.
Oe, Kenzaburo, Un'esperienza personale, Garzanti, Milano, 1996.
Oe, Kenzaburo, Il grido silenzioso, Garzanti, Milano, 1987.
Oe, Kenzaburo, Insegnaci a superare la nostra pazzia, Garzanti, Milano, 1992.
Ototake, Hirotada, Nessuno è perfetto, TEA, Milano, 2001.